Questa e’ una domandona che attanaglia il cervello di moltissime persone. Ci sono pro e contro, che ho affrontato in un video precedente, sul mio canale Youtube, ma qui vorrei andare a fare una mia analisi aggiornata, sia dovuta alle esperienze che ho fatto nel lasso di tempo intercorso fra la pubblicazione di quel video ed oggi. Anche perché le mie tecniche e metodologie sono cambiate. Ed infine, anche la sopportazione del rischio e’ variata tantissimo.
Fatta questa premessa, e’ anche opportuno ricordare che qualunque cosa andrò a snocciolare in questo articolo, e’ solo fonte di pensiero personale, e per cui non e’ da intendersi come un consiglio finanziario o peggio, come una linea guida per fare i propri investimenti. Ma prendilo come delle riflessioni, messe per iscritti, che magari possano aiutarti ad ampliare il tuo campo di valutazione e di studio in questo campo. Se sei nuovo in questo campo, troverai subito dopo questa premessa, due piccole e molte generali descrizioni, su cosa sono un ETF ed un azione di una società quotata in borsa. Giusto per mettere i due puntini sulle I. Per chi e’ già nel contesto, ovviamente la può saltare. Ma in realtà e’ mini paragrafo.
DI COSA STIAMO PARLANDO?
Prima di iniziare dobbiamo sicuramente dare delle descrizioni di massima a cosa sia un ETF ed invece cosa sia lo stock picking e di conseguenza, cosa sia un azione di una società quotata in borsa. Per capire quale sia il contesto di ogni prodotto.
– COSA E’ UN ETF
Gli ETF sono dei prodotti molto particolari. Sono fondi, che possono seguire un qualunque benchmark di riferimento, sia esso azionario, obbligazionario, materie prime o su altro, in base alla fantasia del gestore. La particolarità degli ETF e’ che sono fondi, ma a gestione passiva, in contrapposizione ai fondi a gestione attiva. La differenza sostanziale e’ che nella gestione passiva il gestore del fondo, non fa altro che acquistare o vendere quote dei prodotti che replicano il sottostante, cercando di copiarlo alla perfezione. Un pochino come io a scuola sapevo l’argomento, non avevo studiato, e scopiazzavo il quaderno del mio compagno di banco. Nella gestione attiva invece, il gestore cerca di performare meglio del mercato che ha preso come riferimento. Se guardiamo l’indice americano piu’ importante, lo Standard and Poors 500 (S&P500), il gestore di un ETF comprerà le azioni delle aziende di quell’indice, nell’esatta proporzione in cui sono presenti. E per cui nel caso i pesi delle aziende cambiassero, semplicemente andrà e vendere o acquistare azioni, per ri-bilanciare la copia. Nella gestione attiva invece, il gestore, date quelle 500 aziende, cercherà di prenderne alcune, che lui reputa migliori, che possano dargli un guadagno maggiore dell’indice preso come riferimento. Ma sovente questo accade nei loro sogni.
– COSA E’ LO STOCK PICKING? E LE AZIONI?
Immagina te stesso, come un fondo a gestione attiva. Per cui il tuo obiettivo e’ quello di fare dei guadagni maggiori della media di mercato, e per cui andrai a selezionare delle azioni, che opportunamente studiate ed approfondite, andranno a dare secondo te, una crescita maggiore. Tramite la salita del prezzo e magari dei dividendi che l’azienda andrà a distribuire. Anche se nel paragrafo prima ho detto che i fondi a gestione attiva, hanno delle grosse difficoltà a battere il mercato, e che molte volte se lo sognano, non e’ detto che sia la stessa cosa per i piccoli investitori. Principalmente perché, le somme mosse dai piccoli investitori come me, sono molto più piccole e per cui e’ molto più semplice entrare ed uscire dal mercato rispetto al gestore di un fondo. Attenzione questo non significa pero’ che si possa guadagnare ed a breve, quando andrò a fare la comparazione, vedrai i pro ed i contro di entrambi i mondi. Prima di iniziare pero’ devi andare a definire cosa sia un azione.
Un azione non e’ altro che un pezzo di proprietà della azienda. Quando una azienda si quota in borsa, mette a disposizione degli investitori una parte, più o meno grande, del suo valore, al pubblico. Nel momento in cui si va ad acquistare un azione, si diventa proprietari di quella azienda, per la quota parte di valore acquistato, e ne derivano anche dei vantaggi, fra cui il diritto di voto. Niente male no? Ora che abbiamo chiarito questi due aspetti, andiamo a confrontare le due tipologie di investimento.
PARAMETRI IN CONSIDERAZIONE
Nel momento in cui si vanno a delineare delle comparazioni, bisogna dettare delle regole. Le regole in questo caso, sono i vari parametri, che andrò ad evidenziare. E questi parametri saranno a fare pendere la bilancia in una o l’altra direzione, in base al prodotto. Per cui adesso andiamo ad elencare questi parametri di valutazione e poi partiamo con la comparazione. I punti che andremo ad analizzare saranno:
- SEMPLICITÀ DI UTILIZZO
- SEMPLICITÀ DI COMPRENSIONE
- STUDIO DEL PRODOTTO
- VOLATILITÀ
- DIVERSIFICAZIONE
- ACCESSIBILITÀ PER I CLIENTI RETAIL
- COSTI
- RENDIMENTI
- RISCHIO
Abbiamo dettato le regole per cui adesso andiamo a cominciare l’analisi e vediamo cosa sia meglio!
SEMPLICITÀ DI UTILIZZO
Con semplicità di utilizzo, mi riferisco a quanto complesso o meno sia aprire o chiudere una operazione su uno di questi prodotti. Quali strumenti sono necessari per effettuare le operazioni di compravendita. Qui sinceramente non ci sono differenze sostanziali, a parte delle particolari situazioni. Infatti, comprare quote di un ETF o di un titolo azionario, e’ semplice e basta avere un conto broker. Le operazioni sui maggiori titoli o ETF, sono semplicissime su quasi tutti i broker, con le uniche limitazioni derivanti, solo dal fatto che quel determinato broker, abbia o meno, il prodotto che vogliamo acquistare, fra quelli da lui offerti. Per cui le differenze non esistono e la semplicità di utilizzo e’ similare. Anche per quanto riguarda le situazioni particolari, che in questo caso sono relative solo agli ETF, cambia poco. Infatti, alcune tipologie di ETF, sono accessibili ai clienti retail, solo a fronte di investimenti minimi (solitamente 100 mila euro). Per cui se hai una discreta disponibilità, anche superato anche questo scoglio.
SEMPLICITÀ DI COMPRENSIONE
Capire un determinato titolo azionario o ETF, deriva solo dalla conoscenza del prodotto. Se guardiamo in termini generici, le definizioni che ho dato prima, sono quelle reali, seppure molto, ma molto sintetiche. Non ci vuole molto a capire che se comperi un azione, stai comperando un pezzo di una azienda. Con gli ETF e’ leggermente meno immediato, ma sinteticamente parlando, acquistando una azione di un ETF, stai comprando delle frazioni di azioni, obbligazioni o qualsiasi altro prodotto che l’ETF ingloba, nella quota parte proporzionale. Forse leggermente meno immediato, ma anche qui, si tratta di concetti solo apparentemente complessi, in realtà, dopo poco, si riesce a capire di cosa si stia parlando. Per cui anche qui mi sento di dire che i due prodotti siano alla pari.
STUDIO DEL PRODOTTO
Esiste la falsa, e comune credenza, che gli ETF siano molto più’ semplici da studiare e capire. Questo e’ vero, solo se si guardano questi prodotti in maniera superficiale. Un ETF, come un qualsiasi altro investimento, andrebbe studiato a fondo. Bisognerebbe capirne e carpirne, la volatilità, il scostamento percentuale dal benchmark di riferimento, la grandezza in termini monetari e quindi gli assett sotto management, i costi di gestione (TER), che potrebbero essere più alti di altri ETF che replicano lo stesso indice o il volume e cioè quanta gente scambia giornalmente quel prodotto. Considerazioni da fare. Inoltre, capire se l’indice di riferimento contiene aziende potenzialmente “dannose”, per i rendimenti del prodotto. Dire che si fa un piano di accumulo (PAC in Italiano DCA in inglese), solo perché segue un bechmark famoso, e’ solo una modalità diversa di buttare soldi nel gabinetto. Stessa cosa vale per le azioni. Una azienda, solo perché famosa e sulla cresta dell’onda, non e’ detto che sia un affare. Bisogna studiarla, capire i bilanci, il management, le prospettive di crescita, il prezzo attuale. Detto questo, la frase “investo in Tesla” oppure “investo in Apple”, “perché’ sta crescendo” oppure “perché lo fanno tutti” e’ controproducente. In entrambe le situazioni lo studio del prodotto e’ complesso ed e’ da fare. Anzi mi sentirei di dire, che per particolari ETF, che seguono particolari benchmark, molto settoriali, lo studio necessario, e’ molto di più di quello necessario per un singolo titolo azionario. La base per non perdere soldi, e per cui conseguentemente guadagnare, e’ quella di studiare bene il prodotto. E per cui anche sotto questo aspetto, ETF e stock picking, si eguagliano.
VOLATILITÀ
Altro aspetto molte volte portato alla estremità, e’ il fatto che gli ETF, siano meglio per i deboli di cuore. Questo perché la loro volatilità’ sarebbe minima rispetto alle azioni. Questo e’ in parte vero, ma nella maggior parte dei casi no. Un ETF che tenda a seguire il Nasdaq 100, che ha delle aziende fortemente tecnologiche, o il Russel 2000, che e’ l’indice delle piccole e medie aziende quotate in America, avranno delle volatilità maggiori, di tantissimi titoli azionario. Non si devono mischiare mere con pere. CI sono alcune aziende che sono praticamente stabili sullo stesso prezzo da anni (si dice che lateralizzano). Il prezzo oscilla in una forchetta ben definita, ma non sale o scende più di un certo importo. Per contro ci sono ETF settoriali, che possono andare anche ad un meno o più 5% molto spesso, perché stanno seguendo un indice molto volatile. Anche qui, un ottima conoscenza e per cui studio del prodotto, può essere solo un deterrente per gli errori di valutazione, e per cui di incomprensione, sul prodotto che si va ad acquistare. Anche qui non credo di trovare differenze sostanziali. Perché dipende da quello che si va a comprare. Acquistare azioni di Nio, o di Tesla, pur portando dei possibili guadagni importanti, trascinano anche una forte volatilità ed anche dei maggiori rischi correlati, in rispetto al drawdown, e per alcune azienda, anche un rischio economico (Lucking Coffee e Wirecard insegnano). Da un altro punto di vista, cercando di investire su aziende storiche, seppure non growth, ma che comunque sono li da centinaia di anni, con piccoli miglioramenti, quasi impercettibili, che si verificano di anno in anno, pur non facendoci navigare nell’oro, ci danno comunque una certa sicurezza di stabilita’. In concreto, anche le obbligazioni possono essere, anzi sono, rischiose, a determinati livelli e in determinati contesti. Non esiste un investimento privo di rischio, per cui azioni ed etf, sono rischiosi allo stesso modo e sono sicuri allo stesso modo, perché non tutte le azioni e non tutti gli ETF nascono uguali.
DIVERSIFICAZIONE
Da questo punto di vista, la palla e’ notoriamente dalla parte degli ETF e da questo punto di vista mi trovo concorde, anche se pure qui bisogna fare precisazioni. Un ETF contiene nel suo paniere diverse azioni o obbligazioni. Acquistare una quota di questo prodotto, ci espone ad un paniere molto ampio e per cui con un unico acquisto, ci vedremmo seguire moltissime cose. Questo significa che se avessimo il desiderio di investire nelle tech giants americane, come Apple, Amazon, Google, Facebook, Microsoft, ci basterebbe comprare un ETF che segue il Nasdaq 100, oppure se vi vuole investire nel mercato totale mondiale si può compare un ETF che segue il benchmark del MSCI World. In un modo molto semplice si può andare a diversificare moltissimo, e ridurre il rischio, di cui parleremo in uno dei punti successivi. Se si volesse diversificare molto acquistando azioni semplici, si dovrebbe disporre di un patrimonio ampio, oppure si dovrebbe considerare il fatto che si trattarebbe di investimenti non importanti, nel caso avessimo a disposizione delle somme piccole. Anche acquistando azioni frazionate, come faccio io sui miei portafogli di Etoro e di Trading212, sono delle opzioni, ma si tratta di posizioni molto piccole. E comunque si deve tenere in considerazione, che non ci si può considerare totalmente diversificati, se questo e’ il nostro obiettivo. Unico appunto da fare e’ che diversificare troppo, potrebbe portare e ridurre fortemente i possibili guadagni, in quanto anche se risulta vero che si possono calmierare i drawdown totali, rispetto all’acquisto di poche azioni singole, si potrebbero impattare anche i gain futuri. In ogni caso, se guardiamo il solo punto in questione, ovviamente dal punto di vista della diversificazione, gli ETF vincono alla grande.
ACCESSIBILITA’ PER I RETAIL
I clienti retail siamo io e te e tutte quelle persone che non possono essere inquadrati come clienti professionali o istituzionali. Le persone normali, con capitali non enormi. Alcuni retail possono disporre di capitali importanti, ma di certo quando si parla di istituzionali o professionali, si parla sempre di centinaia di migliaia se non milioni di euro. Se pensate che io alla data di oggi, 30 agosto 2020, non ho neanche 10 mila euro. Neanche l’anticipo per acquistare un immobile praticamente, capite che le differenze sono enormi. Con questo e’ facile capire, che non tutti i prodotti sono disponibili per qualsiasi investitore. Ad esempio il VTI che e’ un etf non armonizzato, che segue tutto il mercato USA totale, fatto di grandi piccole e medie aziende quotate, non e’ disponibile ai retail. Io lo acquisto, non perché io abbia i milioni, ma perché su etoro, potendo comprare le azioni frazionate, posso accedere a questo prodotto. Se volessi comprare quote direttamente dall’emittente, la Vanguard, avrei bisogno di un capitale minimo di 100 mila euro. Mi dispiace deludere, ma non li ho! Per cui in termini di ETF non tutto e’ disponibile. Se si va a parlare di stock picking invece, in linea di massima il limite dei prodotti che si possono acquistare, e’ solo un limite del broker che andiamo a scegliere. Molti broker, non danno accesso a tutti i mercati o non danno accesso a tutti i prodotti di un mercato. Per cui il limite vero ci e’ dato dall’intermediario. In realtà limite che si potrebbe aggirare, andando ad acquistare azioni direttamente dalla azienda quotata, anche se non e’ molto comodo in quanto disfarsene sarebbe più complesso, di quanto non lo sia tramite un intermediario broker, che ovviamente fornisce accesso ad un ampio numero di persone che contrattano determinati prodotti. Detto questo, pur trovando queste limitazioni, non mi vedo di dare un vantaggio allo stock picking, perche’ i prodotti non armonizzati, in molti casi non interessano a tutti, sopratutto per motivi fiscali, e comunque li si puo’ acquistare, come faccio io, tramite frazionamenti su broker come Etoro, che offrono questo servizio.
COSTI
Quando si parla di costi intendo fondamentalmente due cose. I costi di brokeraggio ed i costi intrinsechi del prodotto. Per quanto riguarda le azioni, in linea generale i costi da considerare sono quelli che il broker ci addebita per l’acquisto o la vendita delle azioni. Per gli ETF oltre a questi costi, ci sono da considerare i costi dell’emittente (Blackrock, Vanguard etc.). E’ da puntualizzare pero’ che i costi dell’emittente, sono già inclusi del prezzo della quota che si va a comprare e che per cui non ci vengono addebitati a posteriori, o nel momento in cui acquistiamo la quota, ma in realtà sono già inclusi nel costo della stessa e si vanno più a ripercuotere nel rendimento, che e’ leggermente più basso. Per tale motivo, nella scelta di un ETF e’ di fondamentale importanza, andare a scegliere ETF con TER molto bassi. Vanguard ed Ishares sono i due player maggiori del mercato, e con i costi minori. Una scelta oculata, può sicuramente andare a massimizzare i nostri profitti. I costi del brokeraggio sono molto variabili. Se per esempio si considerano Etoro e Trading 212, non si pagano commissioni di acquisto sia su ETF che su sottostanti reali. Si compra con il cosiddetto “spread”, cioè ad un prezzo leggermente diverso di quello reale di mercato. Su Degiro invece, si pagano commissioni su azioni ed ETF, ma alcuni ETF, circa 200, sono senza commissioni. Per cui anche da questo punto di vista, la differenza non la fa il prodotto, ma il broker. La scelta deve essere sempre ponderata in base alle nostre esigenze e necessita’. Una volta capito questo fattore, si può selezionare il oppure i broker che riteniamo necessari per la nostra strategia. Per cui, in linea di massima considero anche questo un punto alla pari, anche se le azioni sono in leggero vantaggio, non avendo i costi TER nel loro valore, che potrebbe limitarne, in maniera minima, i rendimenti.
RENDIMENTI
I rendimenti, sono la parte che ci interessa di più. Perlomeno a me. Sicuramente, quando andiamo ad investire, stiamo progettando che il nostro capitale possa crescere nel tempo, per gli obbiettivi che ci siamo dati e nei tempi che ci siamo pianificati. Entrambi gli strumenti, possono essere fonte di rendimento. E di metodi ce ne sono di tutti i gusti. Dalle azioni più rischiose agli ETF settoriali, che ci “promettono” rendimenti più alti, ma che si portano dietro dei rischi maggiori. Agli ETF indicizzati, che nel lungi periodo ci danno rendimenti medi annui più bassi, ma che dovrebbero essere quelli che necessitano di meno gestione alle azioni di business maturi e stabili, che pur essendo azioni singole, sono da considerare come degli investimenti quasi sicuri. In realtà, i rendimenti sono da comparare alla nostra percezione del rischio, che viene subito dopo nell’articolo. Anche se rischio e rendimento, vanno solitamente di pari passo, definire le azioni rischiose e gli ETF non rischiosi, non e’ corretto. Molti ETF ad esempio possono essere delistati, per mancanza di investitori. Le aziende possono fallire. Ma in entrambi i casi i rendimenti possono essere eccezionali. Se per esempio prendiamo il famoso S&P 500 ed un suo ETF di riferimento, ad esempio il VUSA, molto usato in Europa, il suo rendimento in un anno e’ stato del 16.41%. Ottimo vero? Se prendiamo un ETF settoriale invece, per esempio il Vaneck che segue gli Esports col ticker ESPO in questo ultimo anno ha dato il 75% di rendimento. Azionario? Coca Cola in un anno ha dato in -9% circa di rendimento. Tesla invece un +961%. Le dinamiche sono tante e i rendimenti anche qui, possono essere molto variabili, fra ETF e azionario. Pero’, seppure gli ETF possano comunque dare dei rendimenti alti, con appunti un investimento in alcuni settori specifici, la crescita dei titoli singoli, può veramente partire a razzo. In questo per cui mi sento di dare la maggiore redditività allo stock picking. Ma da questo, come diceva lo zio di peter parker alas Spider Man “with great power, comes great responsabilities” ed in questo caso, noi potremmo dire rischi.
RISCHIO
Ai rendimenti sono correlati dei rischi. Sempre. Non si può scappare. Si può dire che un prodotto abbia meno rischio di un altro, ma non che abbia rischio zero. Le banche falliscono. Tenere i soldi sotto al materasso, comporta che un ladro possa rubarli oppure che le banconote possano marcire con l’umidità. Sedere vicino ad una persona che ha mangiato la bagna cauda, porta il rischio di puzzare di aglio per decenni! Insomma, rischio zero non ne troviamo. In questo noi dobbiamo essere in grado non a limitare il rischio, ma a trovare il rapporto rischio rendimento, che si adatta alla nostra personalità ed alla nostra disponibilità. Io mi reputo come una persona che e’ partita con una percezione del rischio bassa, e piano piano ha adattato i propri investimenti ad un rischio maggiore. Anche psicologicamente, bisogna essere in grado di accettare il rischio. Quando si parla di strumenti, pure facendo riferimento ai paragrafi precedenti, nell’azionario e nel mondo degli ETF bisogna sempre fare le opportune considerazioni. Con gli ETF i rischi sono legati solitamente al mercato o al paniere relativo. Ad esempio un MSCI world avrà rischi correlati alla economia mondiale. Uno SPY avrà rischi correlati al mercato statunitense. Se il mercato dei videogiochi avesse un calo di vendite anche il nostro ETF sul gaming ESPO andrebbe giù. Ma il punto qui e’: di quanto? Gli ETF scendono in base appunto al benchmark, ma una o due azioni singole, hanno problematiche più rischiose. Perché basta una notizia negativa, uno scandalo sul CEO (vedi ex CEO McDonalds), un calo improvviso delle vendite e ci troveremmo ad avere un drawdown molto importante. Con gli ETF, sopratutto quelli con panieri ampi, a meno che non sia il settore ad andare giù, non dovremmo avere questi rischi, perché anche se una azienda del paniere fallisse, ad esempio nello SPY, le altre 499 sarebbero li, ed la nostra problematica, sarebbe contenuta. Invece, mettiamo caso, che noi fossimo stati i possessori di quella particolare azienda (pensiamo agli azionisti di Tiscali durante la bolla del dot.com o di fatti più recenti come Lucking Coffee o Wirecard o Hertz), il valore delle azioni sono scese quasi del 100%. Una perdita da cui e’ praticamente impossibile riprendersi. La scelta delle aziende in cui investire e’ da fare con criterio e con una chiara impostazione alla riduzione dei rischi di perdita totale del capitale. E da questo punto di vista, non mi sento altro che dire, che in linea generale, prendendo con le pinze le mie affermazioni, a livello di rischio, gli ETF offrono una copertura maggiore.
CONCLUSIONI
Eccoci arrivati alla fine di questo articolo. Un pochino particolare, molto più semplice e meno tecnico di quelle pubblicati in precedenza. Ma avevo intenzione di dedicarlo a chi in maniera iniziale, ha dubbi su questi argomenti. E’ chiaro che la modalità con cui lo ho scritto e’ basilare e semplicistica. Ci sono molte più variabili da prendere in considerazione rispetto a quelle da me menzionate. Ciononostante, la conclusione a cui dobbiamo arrivare e’ se sia meglio investire in ETF oppure fare stock picking, e la realtà e’ che non esiste una risposta univoca. Io posso darti la risposta che mi sono dato per me, per la mia strategia e per la mia percezione del rischio. Io ho circa un 50% azionario ed un 50% in ETF di cui alcuni sono settoriali ed altri seguono indici molto ampi come il nasdaq o il world. Non e’ detto che sia la strategia migliore, piu’ protettiva o che faccia guadagnare di piu’. Dico solo che si adatta perfettamente a me. Nel complesso penso che in qualsiasi portafoglio debbano starci entrambi, magari in proporzioni molto personalizzate, ma detto questo ci sono tantissimi miei colleghi ed amici gli gli ETF non li guardano neanche a distanza, e comprendo e condivido anche le loro motivazioni. Ognuno deve seguire e cucirsi addosso la propria strategia. Non considero meglio l’uno o l’altro. Li considero come due parti di una mela. Si deve solo decidere quale meta’ debba essere quella più grande e quale quella più piccola.