23 Dicembre 2024

Oggi vado a trattare un argomento molto complesso, ma allo stesso tempo molto importante. Qualcosa da cui fortunatamente io mi sono liberato e che credo un qualsiasi investitore, che non voglia perdere i propri soldi, debba rimuovere dalla propria vita. Parlo dell’effetto dotazione, o avversione alla dismissione come dicono in psicologia. In Inglese “endowment effect“.

In psicologia ed economia comportamentale, l’effetto dotazione (noto anche come avversione alla dismissione e correlato al mero effetto di proprietà in psicologia sociale) è la scoperta che le persone hanno maggiori probabilità di trattenere un oggetto che possiedono piuttosto che acquisire lo stesso oggetto quando non è già posseduto. La teoria della dotazione può essere definita come “un’applicazione della teoria del prospetto che postula che l’avversione alla perdita associata alla proprietà spiega le asimmetrie di scambio osservate“. Questo è tipicamente illustrato in due modi.

  • In un paradigma di valutazione, la massima disponibilità a pagare (WTP – Willing To Pay) delle persone per acquisire un oggetto è in genere inferiore all’importo minimo che sono disposte ad accettare (Willing To Accept) per rinunciare allo stesso oggetto quando lo possiedono, anche quando c’è nessuna causa, o anche se l’oggetto è stato ottenuto solo pochi minuti fa.

  • In un paradigma di scambio, le persone a cui viene dato un bene sono riluttanti a scambiarlo con un altro bene di valore simile. Ad esempio, i partecipanti che hanno ricevuto per la prima volta una tavoletta di cioccolato svizzera non erano generalmente disposti a scambiarla con una tazza da caffè, mentre i partecipanti che hanno ricevuto per la prima volta la tazza da caffè non erano generalmente disposti a scambiarla con la barretta di cioccolato.

Un terzo paradigma più controverso utilizzato per suscitare l’effetto dotazione è il semplice paradigma della proprietà, utilizzato principalmente in esperimenti di psicologia, marketing e comportamento organizzativo. In questo paradigma, le persone che sono assegnate casualmente a ricevere un bene (“proprietari”) lo valutano in modo più positivo rispetto alle persone che non sono assegnate casualmente a ricevere il bene (“controlli”). 

La distinzione tra questo paradigma ei primi due è che non è compatibile con gli incentivi. In altre parole, i partecipanti non sono esplicitamente incentivati ​​a rivelare fino a che punto apprezzano o apprezzano veramente il bene.

L’effetto dotazione può essere equiparato al modello comportamentale disponibilità ad accettare o pagare (WTAP – Willing To Accept or Pay) , una formula a volte utilizzata per scoprire quanto un consumatore o una persona è disposto a sopportare o perdere per risultati diversi. Tuttavia, questo modello è stato oggetto di recenti critiche in quanto potenzialmente impreciso. I venditori possono dettare un prezzo in base ai desideri di più potenziali acquirenti, mentre gli acquirenti possono considerare i propri gusti. Ciò può portare a differenze tra i prezzi di acquisto e di vendita perché il prezzo di mercato è in genere superiore alla stima del prezzo reale. Secondo questo resoconto, l’effetto dotazione può essere visto come sottoprezzo per gli acquirenti rispetto al prezzo di mercato; o prezzi eccessivi per i venditori rispetto al loro gusto individuale. Due recenti linee di studio supportano questa tesi. 

COSA C’ENTRA CON L’INVESTITORE CHE E’ IN ME?

Ci sono dei punti chiave che possono influire nella valutazione delle aziende in cui andiamo ad investire o delle quali dovremmo andare a liberarci, se queste non preformassero o non avessero più’ le caratteristiche di solidità’, che un investitore consapevole dovrebbero individuare nel momento necessario. L’effetto di dotazione si riferisce a un pregiudizio emotivo che fa sì che gli individui valutino un oggetto di proprietà più alto, spesso irrazionalmente, del suo valore di mercato e può essere chiaramente visto con oggetti che hanno un significato emotivo o simbolico per l’individuo. Ad esempio, la prima azienda che ho comprato, la prima azienda che mi ha distribuito dividendi, la prima azienda che mi ha dato un rendimento positivo, l’azienda che tutti hanno comprato perché sta facendo il boom verso l’alto.

Nella finanza comportamentale, l’effetto di dotazione, o avversione alla dismissione come viene talvolta chiamata, descrive una circostanza in cui un individuo dona un valore più alto su un oggetto che già possiede rispetto al valore che posizionerebbe sullo stesso oggetto se non lo possedesse. Questo tipo di comportamento viene in genere attivato con elementi che hanno un significato emotivo o simbolico per l’individuo. Tuttavia, può verificarsi anche solo perché l’individuo possiede l’oggetto in questione.

Un esempio, molto semplice, che ho trovato online per spiegare questo bias e’ il seguente: Un individuo ha ottenuto un caso di vino che era relativamente modesto in termini di prezzo. Se in un secondo momento si offrisse di acquistare quel vino per il suo valore di mercato corrente, che è leggermente superiore al prezzo pagato dall’individuo, l’effetto di dotazione potrebbe costringere il proprietario a rifiutare tale offerta, nonostante i guadagni monetari che si realizzerebbero accettando l’offerta. Quindi, piuttosto che prendere il pagamento per il vino, il proprietario può scegliere di aspettare un’offerta che soddisfi le loro aspettative o berlo da solo. L’effettiva proprietà ha portato l’individuo a sopravvalutare il vino. Reazioni simili, guidate dall’effetto di dotazione, possono influenzare i proprietari di articoli da collezione, o anche le aziende, che percepiscono il loro possesso come più importante di qualsiasi valutazione di mercato. Sotto le ipotesi restrittive della teoria della scelta razionale, che è alla base della moderna teoria microeconomica e finanziaria, tale comportamento è irrazionale. Economisti comportamentali e studiosi di finanza comportamentale spiegano un comportamento presumibilmente irrazionale come risultato di una sorta di pregiudizio cognitivo che deforma il pensiero degli individui. Secondo queste teorie, un individuo razionale dovrebbe dare valore al caso del vino esattamente al prezzo di mercato attuale, poiché potrebbe acquistare una cassa di vino identico a quel prezzo se vendeva o altrimenti rinunciare al caso che già possiede.

LE MOTIVAZIONI

Ci sono delle ragioni psicologiche molto interessanti che vanno a spiegare questo comportamento insensato. La ricerca ne ha identificato due maggiormente predominanti. La prima e’ la proprietà‘ e la seconda e’ la avversione alle perdite.

  • Proprietà: Gli studi hanno ripetutamente dimostrato che le persone daranno valore a qualcosa che già possiedono più di un oggetto simile che non possiedono, molto in linea con il detto: “Un uccello in mano vale due nel cespuglio”. Non importa se l’oggetto in questione è stato acquistato o ricevuto in dono; l’effetto regge ancora.

  • Avversione alle perdite: questo è il motivo principale per cui gli investitori tendono a attenersi a determinati asset non redditizi, o scambi, poiché la prospettiva di cedere al valore di mercato prevalente non soddisfa le loro percezioni del valore.

Un altro esempio pratico per un investitore come me e’ ad esempio quando le persone che ereditano azioni da parenti deceduti. Questi mostrano l’effetto di dotazione rifiutando di cedere tali azioni, anche se non si adattano alla tolleranza al rischio o agli obiettivi di investimento di tale individuo, e possono influire negativamente sulla diversificazione di un portafoglio. Determinare se l’aggiunta di tali azioni incide negativamente sull’asset allocation complessiva è appropriata per ridurre i risultati negativi. Per la cronaca, non ho purtroppo ereditato niente. Non solo azioni. Al massimo potrei ereditare dei debiti.

STUDIO PRATICO

La distorsione dell’effetto di dotazione si applica anche al di fuori della finanza. Uno studio ben noto che esemplifica l’effetto dotazione, ed è stato replicato con successo, inizia con un professore universitario che insegna una classe con due sezioni, una che incontra il lunedì e il mercoledì e un’altra che incontra il martedì e il giovedì. Il professore consegna gratuitamente una nuovissima tazza di caffè con il logo dell’università intasato nella sezione lunedì / mercoledì come regalo, non facendo molto di tutto. La sezione martedì/giovedì, invece, non riceve nulla. Una settimana dopo, il professore chiede a tutti gli studenti di dare valore alla tazza. Gli studenti che hanno ricevuto la tazza, in media, hanno messo un prezzo maggiore sulla tazza rispetto a quelli che non l’hanno fatto. Alla domanda su quale sarebbe stato il prezzo di vendita più basso della tazza, la citazione degli studenti che ricevevano la tazza era costantemente, e significativamente, superiore alla citazione degli studenti che non hanno ricevuto una tazza. E’ importante non vanificare i propri studi, le proprie analisi e la propria professionalità’ di investitore, con questo bias. Perché può essere veramente devastante sui nostri investimenti.

Se invece, come molti, si incappa in questo bias, bisogna trovare il modo di liberarsene. Come sempre, anche per l’effetto dotazione gli strumenti migliori per combatterlo sono quelli che riportano nei nostri ragionamenti una certa dose di razionalità. Per cui eliminare completamente la parte emotiva e mettersi a ragionare in modo razionale e con ampio senso critico. Un metodo, per quanto possa sembrare banale, consiste nel chiedersi apertamente e a voce alta se non ci stiamo facendo influenzare in modo eccessivo dalle nostre emozioni. Analogamente, rientra in questo primo metodo una tecnica basata sull’inversione logica della situazione, ossia nel metterci nei panni dell’ipotetico compratore del nostro bene. Se dovessimo acquistare, da perfetti estranei, il nostro bene, saremmo davvero interessati? Quanto saremmo disposti a spendere? Questo ci mette anche nell’ottica di capire quali possano essere le obiezioni che un eventuale compratore potrebbe e dovrebbe porci. Certo, come detto sopra, l’approccio molto critico e sincero, e’ la parte fondamentale del discorso. Un approccio che rimuova completamente la parte emotiva. Un secondo metodo e’ di appoggiarsi ad un giudizio esterno, che non debba essere per forza professionale, ma che consiste nell’appoggiare la valutazione imparziale, ad una persona di cui siamo sicuri, che non sia psicologicamente o affettivamente coinvolto nella situazione. E soprattutto che sia sincero abbastanza da dirci la sua onesta opinione. Questo puo’ veramente darci un giudizio imparziale e chiarirci le idee. Poi ovviamente sta a noi l’essere in grado di accettare la valutazione con lo spirito giusto.

IO SONO FORTUNATO – HO IMPARATO LA LEZIONE

Dire che ho imparato la lezione e’ ingiusto. La prima parte del titolo e’ più vera. Io sono fortunato. Perché? Il motivo e’ semplice, non mi sono mai affezionato alle cose materiali. Il mio errore principale, quello che nella vita mi ha portato ad essere molto spendaccione, mi faceva acquistare, ma allo stesso tempo liberare, di cose. Utili o inutili che fossero, il mio approccio e’ un toccasana per la mia inclinazione all’investimento attuale. Perché fondamentalmente non mi importa di chi o cosa ho acquistato, ma di quanto possa essere remunerativo e per quale motivo. Chi mi segue sa che adoro Microsoft e Caterpillar e che sono aziende che vorrei tenere per sempre nel mio portafoglio. Ma non esiterei un secondo a mollare la nave che affonda, se stesse effettivamente affondando. La regola di Warren Buffet di non perdere soldi, e’ la mia regola di vita adesso. E siccome i soldi sono miei, non li voglio perdere, perché mi sono affezionato a qualche azienda.

Pur non dando, e non potendo dare, consigli finanziari, mi sento di dare un semplice consiglio di vita, che potrebbe aiutare le persone a non buttare i propri risparmi. Non esiste Tesla, Bitcoin o Microsoft che tenga. Se le cose si mettono male, bisogna eliminare questo bias e valutare la situazione con il cervello e non con la “pancia”. Perché’ non esistono solo gli investimenti. Esiste l’acquisto della casa, dell’auto, della bicicletta. Tutte cose a cui potremmo affezionarci. E queste affezioni, per un piccolo investitore come me, sono solo un freno alla mia possibilità’ di crescita. Non me lo posso o voglio permettere. Non ti chiedo di cambiare, ma di valutare bene le cose, usando la testa e non le emozioni.

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